Al centro Diagnostica Vasari visita il dottor Andrea Lippo Vanni, specialista in ostetricia e ginecologia, che ci informa sull’importanza della prevenzione.
«Le visite ginecologiche e i test di screening hanno un ruolo fondamentale per la tutela della salute dell’apparato genitale femminile e la prevenzione e la cura tempestiva di varie patologie. Sottoporsi a controlli periodici è il miglior modo per prendersi cura di sé ed è estremamente importante per ogni donna, sin dalla pubertà, approcciare serenamente alla prevenzione dei tumori femminili e di altre patologie degli organi riproduttivi».
A quale età e in quali casi è consigliato rivolgersi al ginecologo?
L’età giusta per iniziare una ‘routine’ di controlli è variabile in funzione di alcuni fattori come la presenza di disturbi particolari e l’inizio dell’attività sessuale, in linea generale, è bene sottoporsi ad un primo controllo intorno ai 18 anni, per verificare che non ci siano problemi, oppure entro l’anno dal primo rapporto sessuale.
La visita può anche essere anticipata nelle ragazze più giovani per permettere loro di avere un confronto con lo specialista ed eventualmente parlare del rapporto sessuale e della contraccezione, temi al centro dell’educazione sessuale e che a volte in giovane età possono essere considerati un tabù o motivo di imbarazzo. Da questo momento in poi, le visite di controllo dovrebbero essere fatte ogni anno circa.
Fasi più delicate nella vita delle donne, che meritano quindi un controllo attento da parte di uno specialista, sono poi la perimenopausa, ovvero la fase che precede la menopause e la fase immediatamente successiva.
Questi momenti nella vita di una donna, in genere tra i 45 e i 55 anni, sono particolarmente importanti, non solo per il cambiamento a cui si va incontro sia fisico che psicologico, ma in particolare perché sono più frequenti patologie organiche dell’apparato riproduttivo che necessitano di particolare attenzione e controllo.
È inoltre consigliabile di rivolgersi al medico in caso di perdite vaginali abbondanti o maleodoranti, prurito o bruciore intimo, dolori al basso ventre, tumefazioni addominali, ciclo irregolare o ancora assente a 15-16 anni, ipotesi che potrebbero essere la spia di alcune patologie».
Come si svolge la visita ginecologica?
La visita ginecologica prevede un colloquio iniziale, che consente al medico di raccogliere le informazioni necessarie ai dovuti approfondimenti (anamnesi), tenendo in considerazione il motivo principale della visita (controllo di routine o patologia specifica). Successivamente il ginecologo procede all’esame esterno ed interno degli organi genitali e a una ecografia trans-addominale o trans-vaginale: l’ecografia permette al medico di diagnosticare, ad esempio, la presenza di eventuali cisti ovariche o polipi.
Il medico può concludere la visita ginecologica effettuando l’esame del seno, mediante ispezione e palpazione, per verificare che non vi siano noduli o altre anormalità. Dopo la valutazione, il medico insegna alla paziente come eseguire l’autoesame delle mammelle: questo dovrebbe essere fatto da ogni donna una volta al mese, preferibilmente una settimana dopo il termine delle mestruazioni, quando il seno non è gonfio o sensibile. Compiuti i 20 anni è necessario anche il controllo ecografico al seno, specialmente per chi assume la pillola anticoncezionale.
Cosa sono i test di screening?
«Non di minore importanza sono poi i test di screening: oltre alla visita ginecologica, il medico specialista infatti si occupa di screening per la prevenzione dei tumori della cervice uterina (Pap test e HPV test). I test possono essere eseguiti nell’ambito di un programma di screening per il tumore del collo dell’utero (ogni due-tre anni) o come controllo di routine durante la visita ginecologica.
Questo esame evidenzia precocemente gli eventuali cambiamenti del collo dell’utero (dalla presenza di cellule tumorali o precancerose alle infiammazioni), offrendo la possibilità di trattare e risolvere le lesioni nel loro stadio iniziale, prima che degenerino in senso neoplastico. L’esame consiste in un prelievo citologico dal collo dell’utero e consente di individuare eventuali alterazioni cellulari che nella maggior parte dei casi non sono tumorali, ma sono displasie. Queste alterazioni sono dovute spesso alla presenza del papilloma virus e, se sottovalutate, potrebbero persistere sul collo dell’utero e nel tempo potrebbero trasformarsi in tumori».
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