In Italia l’Ictus rappresenta una delle cause di morte più frequenti, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la principale causa d’invalidità. L’invecchiamento della popolazione aumenta i casi.
Sia le malattie cardiovascolari sia quelle cerebrovascolari hanno come principale causa l’arteriosclerosi, una condizione caratterizzata da alterazioni della parete delle arterie che produce un progressivo restringimento del vaso, in alcuni casi fino alla sua occlusione, o una perdita di elasticità con possibile dilatazione (fino all’aneurisma con rischio di rottura).
Le conseguenti patologie ischemiche si esprimono con un quadro clinico che varia a seconda dei distretti arteriosi colpiti (aorta, arterie del cuore, del cervello, dei reni, degli arti, ecc.).
L’arteriosclerosi rappresenta il risultato dell’esposizione a fattori di rischio che possono essere controllati, prevenendone l’insorgenza o, una volta instauratasi, arrestandone o rallentandone l’evoluzione con modifiche dello stile di vita o provvedimenti terapeutici. I principali fattori di rischio sono per l’arteriosclerosi sono:
- ipertensione arteriosa
- elevati livelli ematici di colesterolo
- fumo
- diabete mellito
- elevati livelli plasmatici di omocisteina
I tronchi sovraortici rappresentano il distretto circolatorio del collo, comprendente i vasi arteriosi che portano il sangue dal cuore al cervello ed i vasi venosi che riportano il sangue dal cervello al cuore.
L’ecocolordoppler
Per la loro posizione possono essere studiati con grande precisione attraverso un esame ecografico, non invasivo, che ne permette sia una valutazione morfologica che funzionale, consentendo lo studio dei flussi ematici senza necessità di utilizzare un mezzo di contrasto. Lo studio è esteso, oltre che ai vasi arteriosi, anche ai vasi venosi al fine di escluderne eventuali trombosi.
La possibilità di valutare l’aterosclerosi dei tronchi sovraortici in maniera dettagliata, sin dai suoi primissimi stadi, permette non solo la prevenzione ed il monitoraggio della patologia in questo distretto, ma permette di ponderare un rischio di danno multistrettuale (in primis cardiologico) al fine di avviare l’identificazione ed il controllo di fattori di rischio poco e nulla conosciuti.
Non ultimo, data la posizione anatomica di vicinanza della tiroide, l’esame può rappresentare il momento casuale di riconoscimento di patologie della ghiandola, che ne comportino alterazioni morfologico/strutturali e di dimensione.