In assenza di familiarità per patologie come il tumore della prostata, solitamente è consigliato fare la prima visita alla prostata intorno ai 40 anni. Si tratta di un controllo indolore, poco invasivo e rapido, finalizzato a valutare eventuali ingrossamenti, consistenza, lesioni e caratteristiche accessorie della ghiandola prostatica

Tenere sotto controllo la proposta fa parte della prevenzione maschile: il rischio di patologie come l’Ipertrofia prostatica benigna (aumento del volume della prostata), il tumore alla prostata, la calcolosi renale e le infezioni urinarie, aumenta con l’avanzare dell’età e non sempre queste patologie si manifestano con sintomi chiari.

Il tumore della prostata, per esempio, resta asintomatico, cioè senza sintomi, fino a quando non è già diffuso in metastasi, mentre l’iperplasia prostatica benigna, nella fase iniziale, può manifestarsi con l’alterazione del flusso urinario e della frequenza a urinare, talvolta con bruciore, e può essere curata con farmaci e attenzione allo stile di vita.
Le visite periodiche, che prevedono l’esplorazione digito-rettale ed l’ecografia, permettono di intercettare e intervenire precocemente su eventuali patologie e sintomi in fase iniziale.

Come si svolge una visita urologica?

La visita urologica è analoga a quella della maggior parte delle visite specialistiche: dopo la raccolta dei dati del paziente, l’urologo procederà all’ispezione della ghiandola prostatica semplicemente introducendo un dito nell’orifizio anale.

Con questo semplice esame è possibile valutare, per quanto concerne la prostata:

  1. le dimensioni e quindi eventuali ingrossamenti (iperplasia prostatica)
  2. 2. la consistenza, che può essere “parenchimatosa” (normale, considerata tradizionalmente paragonabile al palmo della mano, alla punta del naso o al muscolo quadricipite della coscia), molle (come nei casi di infiammazione acuta), fibrosa o fibro-parenchimatosa (come nei casi di infiammazioni croniche con presenza di cicatrici fibrotiche) oppure duro-lignea (come nei casi di neoplasie)
  3. la presenza di lesioni, sia i noduli duri e fissi che hanno più probabilmente significato maligno, sia noduli i morbidi ed elastici che possono essere aree di crescita benigna, ma anche calcificazioni e varici emorroidarie interposte fra il dito e la ghiandola
  4. caratteristiche accessorie come il solco mediano (che si appiattisce nell’iperplasia) ed i margini (normalmente netti, ma che possono essere sfumati o irregolari nel caso di tumori infiltranti).