La maggior parte dei pazienti con calcolosi urinaria rimane a lungo senza sintomi: i calcoli causano un caso clinico ad intensità variabile, i sintomi derivano infatti dal grado di ostruzione delle vie urinarie e dalla concomitante presenza di infezione.
Una situazione frequente è quella in cui un calcolo migra dalla sua sede d’origine lungo l’uretere, dove può incunearsi ostruendolo e causando la classica “colica renale”.

La colica renale è caratterizzata da un dolore intenso ed improvviso causato dalle contrazioni violente dei visceri cavi del distretto uro-genitale. Il dolore può essere preceduto da nausea, vomito o da una vaga sensazione di malessere generale.

Solitamente l’intensità del malessere non è proporzionale alle dimensioni del calcolo, perché a causare il dolore è il movimento del calcolo non la sua grandezza. Per questo sono spesso i calcoli di piccole dimensioni a portare al caso clinico.

Nei casi più gravi si associano crisi febbrili precedute da brivido di freddo.

Nello specifico i sintomi che indirizzano verso la diagnosi di colica renale sono:

  • dolore acuto senza decupito preferenziale
  • dolore che si irradia dal fianco verso l’inguine
  • dolore acuto fisso al fianco e/o in sede lombare
  • sangue nelle urine
  • sudorazione, pallore, tachicardia
  • intenso bisogno di urinare
  • minzione dolorosa

Classicamente l’espulsione del calcolo è preceduta da dolore al testicolo o alla vulva, mentre l’espulsione è accompagnata da dolore alla punta del pene o al meato uretrale esterno. Il dolore può avere una durata transitoria: raggiunge il picco 1/2 ore dopo la sua insorgenza iniziale.
Oltre l’esame obiettivo, la diagnosi definitiva o presunta viene fatta con un’ecografia dell’apparato urinario da cui si possono desumere le dimensioni e la sede del calcolo nonché se è presente anche una dilatazione della via escretrice. La conferma diagnostica definitiva viene eseguita con una tac all’addome senza contrasto consigliabile soprattutto nei casi in cui il referto dell’ecografia è dubbio.

La colica renale può regredisce spontaneamente se il calcolo diventa non ostruente o viene espulso: spesso però è necessaria la somministrazione di analgesici per via iniettiva (intramuscolare o endovenosa) associata al riposo assoluto.

L’assunzione di antibiotici è indicata per coliche prolungate, in presenza di febbre o sangue nelle urine. Gli antispastici invece favoriscono l’espulsione e/o la progressione del calcolo. In fase acuta non sempre è indicata la somministrazione massiva ed improvvisa di liquidi, perché può causare l’esacerbazione della colica dolorosa, se il calcolo è bloccato infatti la via urinaria si dilata ulteriormente.

Diversa indicazione quando la fase acuta è superata.

I CONSIGLI DELL’UROLOGO FABRIZIO VIGGIANI

  • non bere liquidi durante l’episodio acuto della colica renale. Solo una volta controllato il dolore, se ci sono le condizioni per avviare una terapia espulsiva, il paziente può essere stimolato ad aumentare l’introito di liquidi
  • fare un’ecografia quando si avvertono i primi sintomi
  • per il dolore acuto gli antinfiammatori non steroidei sono i farmaci migliori
  • gli antispastici sono essenzialmente indicati nella prevenzione della colica in quanto favorenti la progressione della litiasi