L’intolleranza al lattosio è un disturbo che si ritrova in tutto il mondo, con incidenze diverse a seconda della popolazione interessata: in Italia una persona su due è intollerante al lattosio. Il lattosio è un carboidrato semplice.

Si trova in molti alimenti e prodotti alimentari ed è costituito da una coppia di zuccheri: il glucosio e il lattosio. Si tratta di un carboidrato piuttosto facile da digerire. È sufficiente scindere il legame tra glucosio e lattosio e si ottengono due unità indivisibili, che finalmente possono essere assorbite dal nostro intestino.

Il glucosio e il galattosio svolgono il ruolo di carburante per le cellule del nostro corpo. Il lattosio, questo zucchero presente nel latte, si trova anche in altri alimenti quali affettati e carni come additivo. L’assunzione consapevole della carne, aggiungiamo, è un caposaldo della corretta alimentazione.

Affinché il nostro organismo riesca a digerire e assorbire in modo corretto il lattosio, è fondamentale che sia presente nell’organismo l’enzima lattasi. Questo enzima si trova nei microvilli dell’intestino tenue e riesce a scindere il legame tra glucosio e lattosio. Differentemente, siamo intolleranti al lattosio.

Noi tutti abbiamo iniziato a produrre questo enzima fin da bambini, ed è proprio per mezzo dell’enzima lattasi che abbiamo digerito il latte materno (il glucosio e il lattosio, segnaliamo, hanno un ruolo importante per lo sviluppo del sistema nervoso). Con il trascorrere del tempo, in alcuni adulti la produzione di questo enzima può diminuire. In alcuni casi, la produzione cessa del tutto. La cessazione o il deficit di lattasi può dipendere dal fatto che, con la crescita dell’organismo, e in seguito allo svezzamento, il bambino non ha più bisogno esclusivo del latte materno e dovrebbe essere nutrito con un’alimentazione che sia sana.

Quante forme di intolleranza al latte esistono?

L’intolleranza al lattosio è una condizione che può svilupparsi in più forme. Precisamente, tre:

  • forma primaria o genetica. Si tratta della forma più diffusa, che può manifestarsi fin da bambini o anche in età adulta. Accade per una riduzione progressiva, su base genetica, nella produzione di lattasi
  • forma acquisita o secondaria. Risulta essere causata da altre patologie di tipo acuto (infiammazioni o infezioni all’intestino) o di tipo cronico (morbo di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile, celiachia). Altre ragioni possono essere chemioterapie e terapie antibiotiche, che inibiscono l’attività lattasica. Eliminati questi fattori, tale forma sparisce
  • forma congenita o Congenital Lactase Deficiency (CLD). Questa è una condizione estremamente rara, si manifesta nei primissimi giorni di vita. A causa dell’assenza di enzima lattasi, il neonato evacua diarrea appena dopo avere assunto latte materno.

Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio?

La cessazione nella produzione di lattasi ha delle conseguenze sul nostro organismo. Il lattosio che non è stato digerito rimane nell’intestino. In questa sede inizia a fermentare, per mezzo della flora batterica intestinale. Ne risultano produzione di gas come prodotto di scarto e un richiamo, nel colon, di liquidi.

In ogni caso, ci sono tre sintomi di cui tenere conto:

  • gonfiore addominale
  • flatulenza, o eccessiva produzione di gas
  • diarrea

Che differenze ci sono tra intolleranza al lattosio e allergia al latte?

Questo tema rischia di generare confusione, ma dobbiamo precisare che tra intolleranze e allergie c’è una differenza netta. Se parliamo di allergia al latte, non ci riferiamo a un caso di cattiva digestione. Si tratta, al contrario, di una attivazione del sistema immunitario, che va all’attacco di ciò che percepisce come una minaccia.

Per conseguenza, i sintomi saranno più violenti e immediati: vomito, crampi, diarrea, sfoghi cutanei, dispnea. Con gradi e casistiche differenti, in base al soggetto. Ma in ogni caso avremo a che vedere con sintomi tipici delle allergie.

Quali esami fare per l’intolleranza al lattosio?

Come riconoscere allora l’intolleranza al lattosio? Possiamo partire adottando un metodo empirico. Iniziamo a consumare latticini senza lattosio, in uno specifico arco di tempo, notando se i sintomi su indicati persistono. Se i sintomi persistono, si tratterà di allergia. Nel caso di scomparsa dei sintomi, si tratterà di intolleranza al lattosio.

Esistono tuttavia test di laboratorio. I principali sono:

  • test del respiro (breath test), con il quale è possibile stabilire la quantità di gas metano e idrogeno nell’espirato. Questi due gas indicano la non digestione del lattosio
  • per l’intolleranza, il test del DNA, su indicazione del professionista curante
  • per l’allergia al latte, test allergologici come il prick test, attraverso cui viene posta sulla pelle, superficialmente punta da una lancetta sterile, una quantità ridotta di allergene

Cosa non mangiare se si è intolleranti al lattosio?

Oltre ai latticini industrialmente privati di lattosio come latte HD, mozzarelle o ricotte senza lattosio, alcuni formaggi sono “naturalmente” privi di lattosio, in particolare quelli stagionati. Leggere comunque la tabella nutrizionale ha i suoi vantaggi. Se alla voce “Carboidrati” c’è scritto 0, allora il prodotto non contiene lattosio.

Esempio tipico è il parmigiano. Al contrario, i latticini di capra contengono lattosio, ma sono più digeribili, dal momento che ne hanno un quantitativo minore, così come lo yogurt. Nel latte vaccino, per fare un altro esempio, la percentuale di lattosio è di 4,5% ogni 100 ml. Questa percentuale aumenta di uno o due decimali quando il latte è parzialmente scremato o scremato.

Alcune persone producono sì l’enzima, ma in piccole quantità. Se assumono alimenti contenenti lattosio, rischiano di non metabolizzarli completamente, finendo con il manifestare sintomi di intolleranza.